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Quando sono diventata donna

Haiku del mese

È libera e allegra.

È donna.

Isn’t she lovely.

Da La misura che non si colma

Sono diventata donna a 37 anni.

Perché, come asseriva Simone De Beauvoir, “Donna non si nasce, lo si diventa”.

Per me, diventare donna è stato aprire gli occhi su me stessa, come essere umano a tutto tondo, diventare consapevole di ogni parte di me, ed accettarla. Svegliarmi da una specie di sonno e dirmi “ehi, ma tu sei questa cosa qua, questa identità pluriforme, sfaccettata e unica, ricca di sfumature profonde, sei proprio tu: e va bene così!!”

Sono diventata donna durante un viaggio negli Stati Uniti, dove ci ho trascorso 10 mesi spalmati nel corso di 2 anni. A quanto pare, per diventare donna avevo bisogno di metterci un oceano di mezzo – e osservarmi da una certa distanza.

Sono diventata donna quando ho cominciato a sentirmi in sintonia con me stessa – come donna. A “vedermi” donna – nel bene e nel male. Con le mie debolezze e fragilità, con le mie bellezze e le mie forze. Donna “al completo”, senza che nessuno dall’esterno avesse (più) il potere di dirmi com’era meglio che io fossi, cosa mi mancava, nella vita, di cosa avessi bisogno per essere “tutta intera” – o donna. 

Diventare donna, per me è stato iniziare a volermi bene, sul serio, come donna. Sentire il mio essere donna come un dono meraviglioso, preziosissimo, che ti fa dire “wow, che figata!!”

Diventare donna, è stato iniziare a vedermi e sentirmi come incarnazione della libertà assoluta: donna libera da qualsiasi tipo di condizionamento e influenza.

Prima di allora, avevo sempre bisogno di una qualche conferma, dall’esterno. Per molte, spesso è una questione di autostima. Molto bassa, fin dall’infanzia. Semplicemente, molte di noi non si vedono. Abbiamo bisogno di rispecchiarci negli altri, di capire il nostro valore, nel confronto con un altro essere umano. Il che in parte ci sta, per carità – ogni incontro con l’altro scatena delle dinamiche particolari, può portare a galla parti di noi che non riuscivamo a vedere.

Però, anche no: siamo piene di cose belle, anche senza che ce lo dica qualcun altro. Quel qualcun altro, quando sono diventata donna a 37 anni, sono diventata io. Ho preso a dirmi “eh però, dai, quella cosa là ti viene proprio bene: brava!!”

Ho aperto gli occhi grazie alle esperienze che ho vissuto in un Paese lontano dal mio, geograficamente e culturalmente. Ma anche grazie alle parole di Anaïs Nin, racchiuse in un vecchio libro del 1975, A woman speaks, a cura di Evelyn J. Hinz. Nel libro sono raccolti gli interventi che la scrittrice ha tenuto in alcune università americane dalla metà degli anni ’60, per 7 anni circa. Un libro che ho trovato un giorno per caso, curiosando tra gli scaffali polverosi di una biblioteca di Dallas. 

Leggendo le parole di Anaïs Nin, sono diventata consapevole di molti aspetti che prima non notavo – o che vivevo come un peso. Li ho (ri)visti sotto una nuova luce. Mi sono riconosciuta nella parole di quella donna, che da giovane (come me) non parlava. Che si è ritrovata (come me) a vivere tra più lingue e culture, in un Paese, gli Stati Uniti, complesso e al tempo stesso aperto alle possibilità. Che ha trovato (come me), nella scrittura, la propria voce: “è infine con la scrittura che ho insegnato a me stessa a parlare con gli altri”, racconta davanti a una platea di universitari americani, “devo tutto alla scrittura. A 20 anni ero muta. Quando avevo 30 anni ascoltavo sempre gli altri, senza dire nulla. Ero davvero muta. Cosi mi sono insegnata a parlare da sola.” Attraverso la scrittura, appunto.

La Nin si rivolge soprattutto alle donne, nei suoi discorsi, perché, osserva, “nella donna, c’è sempre quella sensazione che le impedisce di crescere. La sensazione che, se cresce, impedirà a qualcun altro di crescere, per cui è tutta attenta a non occupare troppo spazio, a non espandersi. Le donne portano con sé molti pesi. Uno è quello di andare all’indietro invece che in avanti verso l’espansione personale, l’altro, scambiare, a torto, l’espansione personale per aggressività. L’aggressività è muoversi contro qualcuno; l’azione in avanti, è semplicemente la nostra volontà di evolvere che si mette in moto. La nostra crescita non ostacola chi ci sta intorno, anzi, incita a fare lo stesso. Fa da ispirazione.”

Io, prima di arrivare negli Stati Uniti ero una donna “ristretta”, in cerca della mia identità. Negli Stati Uniti, ho capito che per trovarla (si trova, poi?), avevo bisogno di “allargarmi”, di esprimermi in qualche modo: “le donne che stanno cercando la loro identità, che cercano di espandersi, che cercano altre dimensioni nella loro vita, hanno bisogno di esprimersi, dell’espressione”, ricorda la Nin agli studenti, “perché l’espressione di sé è collegata alla consapevolezza di sé.” Ossia, esprimerci, con le parole (a me è successo con la poesia, che ho iniziato a scrivere proprio negli Stati Uniti), con qualche forma di arte, ci aiuta a capire meglio chi siamo.

Espandersi, esplorare, sperimentare, nella vita, per la Nin “è un diritto. Farete errori, certo, ma andrà bene così.”

Quel che vorrebbe dare, la Nin, alle donne in ascolto, è “un nuovo centro di gravità, dentro l’anima stessa, un’asse in un mondo instabile, un nocciolo attorno cui costruire un mondo a nostro piacimento – grazie alla nostra volontà creativa. Mi piace l’immagine di questo luogo dove possiamo costruire una qualche fonte di forza”, conclude la Nin.

E l’immagine di questo luogo, piace anche a Biocaffeina. Ad ogni donna che legge, auguriamo di trovare quella “fonte di forza”, quella luce che ha dentro di sé – ma che spesso non vede. Proprio alle donne sarà rivolta la prossima iniziativa di Biocaffeina, un corso di scrittura autobiografica on demand, in partenza dentro questo blog nell’autunno 2021: piccole esperienze di scrittura di sé per illuminare la storia di vita di ognuna di noi. Perché, alla fine, “ogni storia è illuminata”.

Seguimi sul blog… ne vedremo delle belle, o meglio, ne vedremo “con i nostri occhi”! 😉

PS: le parole della Nin sono una mia traduzione dall’originale inglese.

 

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2 Comments

  1. Questa storia è stupenda, così come tutto quello che scrivi nel tuo blog, parole che emanano freschezza e brio!

  2. Grazie mille Maria: parte tutto dal cuore… magari sta proprio qui il segreto 😉


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