C’era una volta un dipinto
"Dipingo quando sento di dover raccontare qualcosa, per questo ho sempre la necessità di viaggiare per vedere luoghi e conoscere culture diverse." Vanessa Romagna

Verusca Costenaro
Vanessa Romagna vive tra confini.
Confini geografici, per esempio, che la vedono spostarsi di continuo tra Firenze, dove vive, e Foligno, dove è nata. O confini professionali, che la vedono vestire panni diversi: ora insegnante, ora ingegnera, ora architetta, ora pittrice.
Per non parlare dei confini al sapore di caffeina tra cui si muove giornalmente, a seconda di quel che ha voglia: “caffè stretto, macchiato freddo, amaro, talvolta marocchino, dipende dal momento e dalla giornata”, mi spiega.
Una cosa però è chiara, a Vanessa: “ogni mattina deve iniziare con il caffè”. Anzi, per Vanessa, che ne beve più di uno al giorno, “ogni momento è giusto per un caffè.”

Ma il confine dentro cui si muove Vanessa con la massima agilità (e ottimi risultati), è quello delle tela su cui dipinge. Ci si muove dentro, nel disegno, da quando era bambina. Tanto da partecipare, già a 10 anni, alle esposizioni pittoriche organizzate nella Valle del Menotre dopo il terremoto del 1997.
Vanessa mi porta dentro questi confini: “il disegno, nelle sue varie forme e tecniche, mi ha sempre accompagnata da quando ricordo”. Un tuffo nel passato: “a otto anni il primo regalo di Natale che ancora uso, una scatola di colori ad olio. Poi il disegno tecnico, a mano libera, pittura a china, ad acqua, acquerello e la pittura polimaterica. Mi occupo anche di progettazione architettonica, ma lascio alla pittura uno spazio a sé.”
Pittura a cui Vanessa si dedica con costanza quasi quotidiana, e che l’ha portata a ottenere vari riconoscimenti, tra cui il “Premio Giovani” al Concorso di Arti Visive de “Il Corimbo” a Torgiano di Perugia nel 2002 e 2005, e il Primo Premio con il progetto “Butterfly Effect” per il restyling della sede della Banca BCC di Mantignana nel 2011.
Nel 2019 Vanessa viene selezionata da Vittorio Sgarbi per esporre i suoi dipinti ne “I mille di Sgarbi”, e nello stesso anno il suo progetto “Dialogo Multiculturale” viene pubblicato sulla rivista Architettura e Natura 2018. Più di recente, nell’aprile del 2020 viene selezionata dalla New York Art Gallery all’interno della competizione online “Inspiration from isolation”.
Oggi Vanessa dice di preferire l’olio su tavola, ma anche su tela. Ama anche dedicarsi a un tipo di lavoro composto, che sfrutta il riciclo: “in genere uso materiali come stucchi, sabbia, foglie, legno, dipende dal soggetto e da cosa ho a disposizione” – il che le permette di esprimersi con una molteplicità di linguaggi.
Anche il tipo di pittura si è modificato nel tempo: “ho iniziato con la pittura realista ma ora sono più vicina all’astrattismo, in cui i colori sono fondamentali. Custodisco ancora gelosamente alcuni pigmenti di 15 anni fa che mi consentono di fare sfumature più vive.” Scenari che, grazie all’uso del colore e dei materiali, prendono vita su tela, con l’effetto di poterli quasi toccare. Ma che sanno anche farsi più immaginifici e soffusi, quasi surreali.

Vanessa ha un obiettivo preciso nella sua arte: “non quello di rappresentare un paesaggio in particolare ma di ‘raccontare’, se così si può dire, un’impressione che ho avuto nel guardare un panorama o un semplice oggetto inserito in un contesto spesso naturale”. E trasmettere, di riflesso, qualcosa a chi osserva: “spero che ognuno ci possa rivedere un ambiente familiare, un ricordo, un’emozione.” Quasi una sorta di “story painting”, mi viene da pensare: l’arte di narrare con il disegno, con la pittura.
Nella vita di Vanessa, che scivola via tra vari colori e materiali, scorre anche la parola che le fa da guida: acqua.
Per motivare la sua scelta, Vanessa ci regala una citazione di Gunji Koizumi, maestro giapponese di judo. Koizumi paragona le forme dell’acqua a un principio di vita, ad una via della cedevolezza, della gentilezza, della flessibilità. A noi, farne tesoro:
L’acqua scorre per raggiungere un livello equilibrato. Non ha forma propria, ma prende quella del recipiente che la contiene. È indomabile e penetra ovunque. È permanente ed eterna come lo spazio e il tempo. Invisibile allo stato di vapore, ha tuttavia la potenza di spaccare la crosta della terra. Solidificata in un ghiacciaio ha la durezza della roccia. Rende innumerevoli servigi e la sua utilità non ha limiti. Eccola, turbinante nelle cascate, calma nella superficie di un lago, minacciosa in un torrente o dissetante in una fresca sorgente scoperta in un giorno d’estate.
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Vanessa Romagna, la trovi qui:
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