I.
Le mani
nostre distanti
ora accostate sui versi in preda al vento
e ancora tu che abbagli di voce le ombre di un momento
tu
che alterni
fragile tempo
di chiusura
a scoperchiate fessure di luce.
II.
S’inarca si
spezza l’Io come
corda ormeggiata
ad ottusi cimeli,
si libra su parole schiuse
di meraviglie
sulle nostre bocche in ascolto,
in aggraziata preghiera.
III.
Ci siamo saziati di
vento e
vino rosso
di sangue che non scorre solo
allertato
nelle tue vene,
ma nelle tue più sussurrate
parole.
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