Arrivederci Firenze, ciao
Ovunque tu vada, vacci con tutto il tuo cuore. - Confucio
Verusca Costenaro
Firenze S. Maria Novella è festa
per lui che va per lei che resta
per un amore che ritornerà…
cantava Pupo nel lontano 1980.
È il 2022 e ancora c’è chi va e c’è chi resta, a Firenze.
Io me ne vado, oggi 31 agosto 2022, dopo quasi 6 anni.
per lui che va per lei che resta
per un amore che ritornerà…
È finito, il mio amore per Firenze: ritornerà?
La “mia” Firenze è finita nel marzo 2020.
Prima del lockdown, era un vivere dinamico, variegato, movimentato, sorprendente.
Era vita.
A Firenze ci ho vissuto quasi 6 anni. Dovevo restarci per 1 mese soltanto – una sostituzione sul lavoro – che poi si è prolungato nel tempo – come le cose belle e impreviste sanno fare. Nel mentre, ho cambiato lavoro – ma a Firenze ci sono rimasta.
È una città che mi ha dato moltissimo, sotto tanti punti di vista.
Firenze mi ha dato un Amore grandissimo, inaspettato e solido, che mi accompagna con sensibilità e rispetto.
Mi ha dato un lavoro, nuovo e appagante, oltre la scuola, che mi dà stimoli e voglia di imparare ancora.
Firenze mi ha dato una raccolta di poesie, “Sofia ha gli occhi”, sperimentale e originale, con una casa editrice che stimo molto, Interno Poesia.
Firenze ha visto nascere il mio blog Biocaffeina – questo blog – la mia casina di scrittura portatile, virtualmente immensa e preziosa. Un luogo dove potermi esprimere in libertà, che posso portare ovunque via con me – compresa Milano.
E mi ha dato tante belle persone incontrate per caso o tramite amici, che porto con me nel cuore.
Firenze mi ha dato la bellezza dei suoi tramonti rosati sulle rive dell’Arno.
Firenze è, bellezza.
È tanta, talvolta troppa, quando ti ritrovi per caso di fronte al Duomo e col naso per aria ti chiedi, come sia possibile, che una cosa così sia incastrata proprio lì. Qualcosa che ti meraviglia ogni volta che ci passi accanto, come una prima volta ripetuta all’infinito.
Firenze, banalmente, è bellissima. Una Venezia senza canali e gondole.
Ma è anche una città complicatissima.
Che prima di accoglierti e integrarti davvero, ti annusa per bene. Fa un po’ la diffidente, Firenze, prima di capire chi sei. Cosa vuoi da lei, in mezzo a tanto turismo-mordi-e-fuggi. Perché hai scelto proprio lei, e quanto durerà (se durerà?).
Come una storia d’amore, insomma.
Firenze ti mette un po’ alla prova, ma se alla fine sente che può fidarsi, che hai buone intenzioni, beh, allora, è “per sempre”.
Firenze è aspettare che la pasticceria Sieni apra alle 7:30 di mattina per correre a fare colazione sui tavolini all’aperto, mentre i brasiliani e i pakistani montano i banchetti di fronte al Mercato Centrale, parlando e scherzando nelle loro lingue.
Firenze è attraversare il Ponte San Niccolò prima dell’alba e percorrere il Lungarno Benvenuto Cellini, assieme ai runner del primissimo mattino, ascoltando il gallo che canta tutti i giorni sempre alla stessa ora.
Firenze per me è stata il Caffè Letterario Le Murate, dove ho partecipato a infiniti eventi letterari e fatto incontri e conoscenze bellissime, che porto nel cuore.
Poi un giorno, durante il lockdown, ho guardato fuori dalla finestra, verso i muri e balconi delle case di fronte, e nella solitudine dei miei pensieri, ho pensato che fuori ci sarebbe potuta essere qualsiasi città. Dentro di me, allora, mi sono chiesta: in quale altra città mi piacerebbe essere?
E mi sono risposta: Milano.
Milano, dove ho amici che mi aspettano, da tempo.
Milano, che pullula di librerie, caffè letterari, biblioteche.
Milano, che è una città che non la spegni neanche con il covid. Che guarda sempre avanti e prosegue con passo deciso e ottimista verso il futuro.
Una città che sta con un piede dentro il presente, e uno dentro il futuro (che non sta a crogiolarsi troppo nel suo – bellissimo – passato, ma lo prende con sé, nei suoi aspetti migliori, e lo custodisce pur andando avanti).
Milano che corre corre senza fermarsi mai – e se lo vuoi, ti trascina con sé, nella sua corsa verso la novità, l’innovazione.
Milano-che-dai-stasera-andiamo-a-farci-un-aperitivino-a-Brera (ed io che non sono esattamente del giro ma ci vado per curiosità, con sguardo antropologico sulla città).
Milano che si gode un tramonto di fuoco ai tavolini di un locale fronte Navigli (e pensi, diomio, c’è dell’acqua anche a Milano!).
Milano che brulica di culture in via Padova, incastrata tra la zona chic del momento: NoLo, casa di locali alternativi e artisti, e Casoretto, un quartiere che più meneghino non si può, dove però entri in un panificio e ti accoglie una gentilissima donna velata, con forte accento milanese.
Milano che “è tutta cemento”, “è tutta grigia” – stereotipi duri a morire, ma che forse contribuiscono alla sua particolare bellezza.
Milano che la ami ancor prima di arrivarci.
Milano che – sarà quel che sarà.
…
Poesia di Luca Vaglio – tratta da Milano dalle finestre dei bar, Marco Saya Edizioni, 2013
Sei di mattina alla fine di agosto
bar ancora chiusi e quasi nessuna
auto, se ti siedi vicino al suolo
sotto un albero o sul marciapiede
di un incrocio ti accorgi che Milano
ha un suono, come un vento metafisico
che si muove tra le case forte, sordo
forse la nota continua della Terra
che vince sul silenzio della città
2 Comments
Ciao Verusca è stato un piacere conoscerti, avrei voluto incontrarti più spesso, ci siamo viste sempre per caso ma guidate dalla poesia , dalla curiosità dalla fantasia . Mi sono trovata in sintonia proprio per quel tuo modo di fare curioso libero e aperto …. Fai proprio bene a muoverti senza attaccamenti ma col desiderio di conoscere e fare nuove esperienze. Spero a presto, io ho vissuto tanti anni a Brescia e andavo spesso a Milano che ha il suo fascino, sopratutto Brera, se capito chissà ci vediamo lì!!!! Buona avventura 🤓🤾🏾♀️🤾🏾♀️🤾🏾♀️🌹🌹
Cara Gabriella, è stato un vero piacere conoscerti anche per me. Grazie per la tua autenticità, la sensibilità, la com-partecipazione poetica. Un abbraccio, e se passi per Milano, fatti sentire 🙂