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La verità, vi prego, su Milano

Milano è un enorme conglomerato di eremiti. - Eugenio Montale

Quando Milano dorme, non è Milano.

Con questa riflessione si apre il documentario Nel ventre di Milano, di Adamo Mastrangelo e Alfredo Comito (Maco Produzioni, 2021). Milano non è Milano quando dorme, perché Milano  è quella cosa che non dorme mai.

Milano non si ferma – recitava un post sui social poco prima del lockdown, nel marzo 2020. Accompagnato dall’immagine di un aperitivo. Eppure Milano si è fermata – eccome. Come tutto il resto d’Italia. Ma cosa ne è stato, poi, a un anno e mezzo dal lockdown, di Milano?

Nulla. Milano ha ripreso il suo percorso, o meglio, la sua corsa, senza cambiare granché – questa è l’impressione generale. Anzi, qui a Milano, dove vivo da 9 mesi, nei gruppi di cittadini più attivi in ambito di politiche abitative, c’è chi sostiene che a Milano ci sia stata addirittura un’involuzione – perlomeno immobiliare. Sì perché, a forza di abbellire, rifare e ristrutturare, con il pretesto di dare, offrire qualcosa in più, in realtà Milano ha finito per togliere – specie a certe categorie di cittadini. Un esempio? Le zone di periferia soggette a riqualificazione. Nolo. Affori. Bovisa. Affitti saliti alle stelle. Vuoi vivere in un posto “bello”, con le piazzette risistemate, tanti servizi in più, parchetti rifatti? Beh, prenditi anche l’aumento del valore immobiliare. Se vuoi il “bello”, devi potertelo permettere – economicamente.

Ma non basta: a Milano, il diritto alla casa appartiene ai contratti a tempo indeterminato. Vuoi vivere a Milano, l’unica metropoli italiana? La Milanochenonsifermaetioffredituttodipiù? Beh, in un monolocale di 20 metri quadri a 800 euro (un vero affare, visti i prezzi generali!), ci puoi restare solo se hai un contratto a tempo indeterminato, o un garante con CUD. Genitori in pensione? Mmm… no no, alle agenzie immobiliari serve il CUD.

In tanti si chiedono come mai la capitale economica italiana, che da sola nel 2019 ha prodotto il 9% del PIL italiano, non faccia seguire a tanta ricchezza una riflessione approfondita, e un’azione concreta, sulle politiche abitative. Perché la Politica non si occupa delle politiche dell’abitare? Perché una città come Berlino, grande 3 volte Milano, ma con un PIL che è 3 volte minore, invece attua tutta una serie di politiche abitative a favore dei giovani o di chi non può permettersi certi affitti? 

Il documentario Nel ventre di Milano racconta che nel 2020 a Milano ci sono state più o meno 14000 richieste per gli alloggi popolari. Ne sono state soddisfatte più o meno 400. Il comune, però, si dice, possiede oltre 13000 spazi abitativi dismessi o inutilizzati. 

Milano, la si può ancora sognare?

(Posso permettermi di sognare una casina in affitto a Milano, o non più?)

Milano… è una bazzecola?

È l’acqua calda (che scoperta!).

È mal informazione? (devi venire a viverci per conoscerla davvero – un weekend non ti basta). Io pensavo che… invece Milano è un’altra cosa.

Milano, è una scelta? Io l’ho scelta… ma lei, ha scelto me? Non credo, se non posso permettermi un monolocale di 20 metri quadri in affitto a 800 euro al mese (nemmeno in sogno!).

Milano ti sceglie – facendoti credere che l’hai scelta tu.

Milano, te la devi permettere. Anche in sogno.

Milano non è il Duomo. È anche il Duomo.

Milano è via Padova. È Comasina. È Cologno.

Milano, è una fregatura?

Milan, l’è dura!

Milano è sotterfugio.

Incantesimo.

Tradimento. Ti tradisce ma tu la ami lo stesso!

La Terra Promessa.

L’America italiana.

Tu vuoi l’America – cantava Bennato negli anni 90.

Tu vuoi l’America – e il sogno ti porta via

Tu vuoi l’America della tua fantasia

Tu vuoi l’America – che sta al di là del mare

Tu vuoi l’America che io non ti posso dare.

I tempi cambiano, le città cambiano: forse oggi Bennato canterebbe 

Tu vuoi Milano che io non ti posso dare.

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