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Natural Born Creatives

Senza creatività non c’è successiva strategia e sua applicazione che tenga. Ci sono solo numeri e grafici da cercar di giustificare senza la poesia della sensazione. - W. Dollace

Così un giorno, saltellando come amo fare io tra una pagina e l’altra online, càpito su quella di un direttore creativo che si presenta con un “Chi mi credo di essere” a caratteri cubitali bianchi su sfondo nero.

Tonf!

Mi è cascato un bel nuovo personaggio sulla testa. 

O meglio, nella mia testa si è fatto largo William Dollace.

Che sa di ironico e stravagante, nell’uso delle parole. Che mi fa pensare:  eh ma questo qua è il personaggio di un film. Di un romanzo. E non a caso, è lui stesso a definirsi “un tributo sia alle stravaganze di William Burroughs e William T. Vollmann, che alle dipendenze di David Foster Wallace.” 

Questo tributo alla narrativa statunitense, mi confida di avere “un rito iniziatico preciso: il caffè del mattino“. Meglio definito, con quei toni ironici e stravaganti tipici di William Dollace, come “il primo tratto sulla caverna, a cui seguiranno altri tratti meno fisici e fluidi.”

Caffè e lavoro sono una accoppiata mattutina per William, che confessa: “la mia prode macchinetta del caffè a cialde è a 40 centimetri dal mio iMac principale”. E prosegue con una nuova boutade artistica delle sue: “il caffè lo prendo con zucchero, perché sono convinto che i vizi vadano coltivati, con cura.”

William Dollace

Ecco a voi William Dollace, un creativo nato – su più fronti.

Uno come William, difficilmente ha una sola passione nella vita – e infatti: “ne ho tante e molto variegate, tutte unite da una sconfinata curiosità: design, biografie, libri, personaggi, ossessioni varie”. Che confluiscono, in un connubio originale, dentro il suo lavoro, nei progetti che segue sia come direttore creativo freelance, che per la Web Agency da lui fondata, Caroselling.

William mi racconta che “nel passato ho scritto con estrema passione di Cinema [Delirio cinefilo, Casini, 2009], che rimane per me un punto di riferimento per ogni cosa: introspezione, filosofia, metafisica, bellezza e fotografia”. Un libro che, aggiunge William, “rivela anche impensabili e prematuri approcci di grafica, sulla base della mia adorazione imperfetta e comunque scostante per Mark Z. Danielewski”. (La cerchia dei narratori statunitensi si allarga – caro William!).

E quando chiedo a William una parola-ispirazione per i lettori, lui me ne regala (giustamente) due: “verità e determinazione. Sono le parole che mi guidano in ogni cosa che faccio, fuori e dentro il lavoro, e contengono per me entrambe un terzo concetto trasversale: rispetto.” (E dunque le parole si fanno tre – caro William!). Poi aggiunge: “per chi ha un sogno da realizzarsi su misura, significa sartoriale rispetto per sé e secondariamente per gli altri due concetti, verità e determinazione: che ognuno li possa mettere in pratica subito nel concreto, pezzo dopo pezzo, senza farsi scoraggiare da nessuno e da niente, non ascoltando il rumore bianco a cui tutti siamo sottoposti.”

Intendi quel rumore bianco che spesso ci blocca – come il foglio bianco! – William??

Ascoltiamo noi stessi demolendo ogni cartongesso bianco di fragilità a picconate POP di colore”, è il suo potente augurio finale.

E tutti noi, caro William, siamo pronti con te, a dare quelle belle picconate POP di colore alle nostre vite cartongessate di bianche fragilità – tutti assieme coloratamente!!

William Dollace

La scrittura è un atto di dare/darsi amore, e l’amore riveste difficilmente i connotati della pacata e delimitata ragionevolezza, è una ribellione isterica del sistema nervoso che prolunga ed evidenzia spasimi laddove c’erano collisioni innominate e innominabili di nervi immagini e mal di fegato che non sapevamo segretamente di coltivare. La scrittura è […] una dipendenza che trova modi in cui insinuarsi, abbattere confini morali e non morali, ove non esiste nemmeno alcun termine che significhi o per cui abbia alcun valore la parola ‘morale’. La scrittura è un meccanismo patologico ed incurabile, un’escrescenza maligna che prima o poi trova sfogo all’esterno. E non v’è cura. La scrittura è totalizzante come una violenza. Alimento e Tormento. Essa è, oppure non è. Non ci sono vie di mezzo.” (William Dollace, da Archivio Caltari, Rivista di narrazioni e ricerche in controtempo)

William Dollace, lo trovi qui:

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